Jan 272017
 

26 gennaio. […] Parte del nostro essere ha sede nelle anime di chi ci accosta: ecco perché è non-umana l’esperienza di chi ha vissuto giorni in cui l’uomo è stato una cosa agli occhi dell’uomo. Noi tre ne fummo in gran parte immuni, e ce ne dobbiamo mutua gratitudine; perciò la mia amicizia con Charles resterà a lungo.

[…]

27 gennaio. L’alba. Sul pavimento, l’infame tumulto di membra stecchite, la cosa Sómogyi.
Ci sono lavori più urgenti: non ci si può lavare, non possiamo toccarlo che dopo di aver cucinato e mangiato. E inoltre, <<…rien de si dégoûtant que les débordements>>, dice giustamente Charles; bisogna vuotare la latrina.  I vivi sono più esigenti; i morti possono attendere. Ci mettemmo al lavoro come ogni giorno.

I russi arrivarono mentre Charles ed io portavamo Sómogyi poco lontano. Era molto leggero. Rovesciammo la barella sulla neve grigia.

Charles si tolse il berretto. A me dispiacque di non avere berretto.

Primo Levi: Se questo è un uomo. La tregua. Einaudi tascabili, Turin 1989, Seite 153

Kurzes einsames Innehalten am heutigen Tag vor dem Denkmal der Erinnerung am Kaiser-Wilhelm-Platz: Flossenbürg, Trostenez, Monowitz und all die anderen Orte. Ich gehe nie daran vorbei, ohne nicht mindestens einen der genannten Orte auf der inneren Landkarte zu verankern und kurz an Menschen wie etwa Primo, Charles und Sómogyi zu denken. Und manchmal stelle ich mein Fahrrad hier am Kaiser-Wilhelm-Platz ab und nehme den Helm ab.  So auch am heutigen Tag. Ich glaube: Sómogyi war auch ein Mensch wie wir anderen es heute sind und morgen sein werden. Die Tagebuchaufzeichnungen Primo Levis vom 26. und 27. Januar 1945 aus dem Buch „Ob das ein Mensch ist“  sind der Beweis.

 

 

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